Il sole si era appena alzato quando Faith decise come avrebbe trascorso la sua giornata.
Il cielo terso e il primo tepore primaverile le suggerivano un’unica meta: il fiume.
Da sempre dinamica e con una naturale predisposizione all’avventura, la ragazza era cresciuta in mezzo ai boschi, tra ortiche e spine di rovo, acquitrini e sanguisughe; una vera e propria Indiana Jones al femminile!
Giunta alla soglia dei trent’anni però Faith iniziò a rendersi conto di non poter più vestire gli abiti dell’impavida esploratrice e pertanto cominciò a rivedere le sue priorità; un lavoro stabile, una relazione duratura ed un’auto nuova le davano la tranqullità che le era sempre mancata; nonostante ciò il suo spirito rimaneva quello ribelle di sempre e quella particolare mattina non avendo voglia di starsene a casa a poltrire, dopo una settimana di intenso lavoro, decise di indossare dei jeans e un comodo maglione per partire alla volta di una piccola avventura fuori porta.
Si vestì in fretta e furia, si lavò il viso e dandosi una ravvivata ai lunghi capelli castani, prese le chiavi dell’auto e uscì di casa.
La luce le fece strizzare un po’ gli occhi scuri; poi la vide e un sorriso le increspò le labbra.
Una settimana di vita, blu cobalto, interni neri e cerchi in lega da 15”. Un vero e proprio gioiellino di stile e di meccanica. Con i suoi 95cv di potenza la nuova Lancia Y era il giusto compromesso per chi non voleva rinunciare nè ad una guida grintosa nè tantomeno all’eleganza.
Ancora compiaciuta Faith entrò in macchina, infilò le chiavi nel quadro e mise in moto.
Non ci mise molto ad uscire dalla città e dopo pochi km guardò il paesaggio cambiare poco a poco; le fabbriche facevano spazio agli alberi, i grandi palazzi sparivano in favore di grandi cascinali diroccati; con il finestrino abbassato e la musica così alta da riuscire a coprire i propri pensieri la ragazza raggiunse la sua meta. Oltre la piazzola erbosa davanti a sè eccolo il fiume, maestoso ed irruento come il suo spirito.
Successe tutto in una frazione di secondo.
Volendo parcheggiare sulla riva del corso d’acqua, Faith si avvicinò troppo ai suoi argini frastagliati ed il terreno, scosceso e friabile non riuscì a sostenere il peso dell’auto.
La giovane non ebbe quasi il tempo di rendersi conto di quello che stava succedendo; L’auto venne risucchiata in un vortice scuro e la cintura di sicurezza bloccata le impedì di liberarsi; l’acqua entrò violenta all’interno dell’abitacolo, la corrente fece il resto. Dopo pochi istanti ogni traccia del passaggio di Faith era stato cancellato.
Quando riaprì gli occhi, era sdraiata sull’erba. Il colore del cielo volgeva al rosso, segno che la giornata stava ormai per finire; ancora intontita tentò di alzarsi da terra, rotolò su un fianco, si mise in ginocchio e si tastò per verificare se avesse riportato eventuali lesioni. Apparte un forte mal di testa la ragazza era praticamente illesa, nessun livido, nessuna escoriazione, nemmeno l’ombra di una piccola sbucciatura.
Eppure qualcosa doveva essere successo, ne era certa. Stava forse impazzendo?
Con molta cautela si alzò in piedi, si spolverò i jeans dalla terra e alzò lo sguardo rimanendo di sasso. Dove prima il fiume scorreva impetuoso, ora sorgevano argini di cemento a contenere la portata dell’acqua; enormi palazzi scintillanti mostravano con arroganza la loro grandezza a poche centinaia di metri da lei. Sbigottita si guardò attorno con una lieve sensazione di nausea; dove diavolo era?Pochi istanti prima stava annaspando tra i flutti ed ora non solo non era annegata ma si trovava chissà dove in mezzo ad una città sconosciuta. Faith decise che stare ferma ad aspettare non le sarebbe stato di grande aiuto e così, con l’intenzione di andarsene si avvicinò all’auto. Con i sedili impregnati di acqua maleodorante, il fango che colava dalle maniglie e la batteria completamente scarica, la piccola Y non era certo adatta a quel viaggio.
“Benissimo”, si disse Faith, “mi toccherà andare a piedi!”, e con un’espressione truce sul viso si legò in vita il maglione, diede un’ultima malinconica occhiata al suo mezzo disastrato e si mise in marcia.
Ci vollero circa un paio di ore perchè la ragazza arrivasse in città e durante il tragitto ebbe sufficiente tempo per notare dettagli curiosi che presto si trasformarono in vere e proprie stranezze.
Lustre e ordinate, le strade erano completamente deserte; nessun segno di frenata, nessuna buca. Nemmeno una carta di caramella per terra. Le strade erano talmente perfette da sembrare inutilizzate da anni. Ma non fu questo che disturbò Faith; quello che la turbò fu vedere scorazzare per il cielo un aggeggio stranamente somigliante ad un’auto. Ovviamente l’episodio fu archiviato immediatamente e classificato come banale svista “Non ci pensare, non ci pensare” si disse la ragazza, “Sarà la stanchezza”; e con la testa che le pulsava violentemente non si accorse di essere arrivata davanti ad un cartello stradale. Il nome che lesse le fece sgranare gli occhi per la sorpresa, “Rutufe City”; la città dove Faith era nata e cresciuta.
Sempre più incredula la ragazza iniziò ad esplorare le strade della sua -forse- città. Non ricordava di aver mai visto nulla del genere, e tutto era talmente realistico che le ipotesi che formulò furono due.
La prima: stava sognando. Si era addormentata - non sapeva quando e non sapeva dove - ma tutto quello che stava vivendo era un delirio onirico. Leggeva troppi libri di fantascienza ed ecco spiegato il mistero; d’altro canto si sa che il cervello è una macchina strana. No?
Ipotesi numero due: era morta stecchita e quello era l’inferno.
Ma Faith apparte una forte emicrania si sentiva in forma, non le sembrava certo di avere le sembianza di una persona trapassata. Niente ali, niente vesti bianche.
No, indubbiamente un sogno.
Mentre sovrappensiero girovagava tra gli enormi palazzi con aria estasiata, ci mancò poco che non cadesse rovinosamente per terra. Era andata a sbattere contro qualcosa di duro, probabimente un sasso; ma cosa ci faceva un sasso così grosso in mezzo al suo sogno?
La ragazza ci girò attorno attonita. Il sasso non toccava per terra, era liscio e la superficie era totalmente riflettente. Praticamente uno specchio a sfera. Facendo più attenzione Faith si accorse che quello strano oggetto aveva una forma irregolare, a goccia allungata. Lo scrutò sempre più meticolosamente fino a che non le sembrò di intravedere qualcosa al suo interno. Spinta dall’eccitazione, con molta cautela appoggiò una mano sulla superficie fredda, avvicinò il viso e..”ALLONTARSI PER CORTESIA”, la giovane rischiò di avere una attacco di cuore per lo spavento. “Ehm, mi scusi!Non volevo disturbare!Mi sono persa e sto cercando aiuto. Potrebbe darmi una mano da lì dentro?”, si sentì un lieve ronzio e poi ancora “PREGO, POSIZIONARSI FRONTALMENTE AL VEICOLO PER RICONOSCIMENTO”, la voce automatica stroncò le speranze della giovane. Quella cosa era una specie di automa; non poteva di certo aiutarla. “PREGO, POSIZIONARSI FRONTALMENTE AL VEICOLO PER RICONOSCIMENTO”, ripetè l’infernale aggeggio. “Va bene, va bene..tanto è solo un sogno. Cosa vuoi che mi succeda..ehm..mi scusi, non capisco dove devo mettermi, qual è il davanti e qual è il dietro?”, l’ex sasso diede un sussulto e ribattè piccato “NON HAI MAI VISTO UN’AUTO RAGAZZA?DAVVERO VUOI CHE TI SPIEGHI COME TROVARE I MIEI FARI?MA DOVE PENSI DI VIVERE, NEL 2000?”, Faith strabuzzò i suoi grandi occhi. “Scusa, come dici?Sono un po’ confusa. In che anno dovremmo essere?”, con tono impaziente l’auto sospesa da terra esclamò “DATA DI OGGI, 14 APRILE 2898 - PRESSIONE ATMOSFERICA STABILE. GRADI CENTIGRADI RILEVATI 18°. TASSO DI UMIDITA’ 27%”. “Oh mio Dio”, esclamò incredula Faith, “Sono nel futuro!”
In men che non si dica la ragazza iniziò a raccontare a Lance - questo era il nome dell’auto - della sua disavventura, di come era arrivata al fiume, della paura provata una volta sprofondata nell’acqua, dello stupore nel rendersi conto di essere ancora viva e della sua convinzione che tutto quello che stava vivendo facesse solo parte di un sogno molto realistico. Lance ascoltava, sussultava e ogni tanto emetteva dei brontolii di incoraggiamento. Una volta finita la storia, Faith , con gli occhi scintillanti se ne fregò della veridicità di quel viaggio e senza pudore chiese al mezzo volante di poter fare un giro per il cielo della città. “CERTAMENTE, MA PRIMA DEVO CONTROLLARE QUALCHE PICCOLA INFORMAZIONE. PREGO, VIENI QUI DAVANTI”, l’auto si sollevò di qualche decina di centimetri da terra; la superficie del suo corpo si increspò diventando liquida; dal lato più bombato due occhi gialli si aprirono illuminando l’area circostante. “ECCO, SONO PRONTO. PREGO, POSIZIONATI DI FRONTE A ME”. Faith eseguì l’ordine un po’ titubante; gli occhi di Lance indugiarono sulla figura di lei per qualche minuto, mettendola così in soggezione da farla arrossire.
“SEI PULITA E DICI IL VERO. HO CONSULTATO LA TUA ANAGRAFICA E RISULTI ESSERE STATA IN VITA TRA IL 1988 E IL 2121. NON CAPISCO COME TU ABBIA FATTO A GIUNGERE FINO A QUI MA LA MIA RICERCA HA UN MARGINE DI ERRORE IRRILEVANTE CHE TENDE ALLO ZERO”, Lance continuò più gentilmente “SE POSSO FARE QUALCOSA, STAI PUR CERTA CHE LA FARO’. MI SPIACE PER QUESTI CONTROLLI MA IL MIO NUOVO ANTIFURTO LO PREVEDE COME SISTEMA DI SICUREZZA. SONO IN GRADO DI ACCEDERE AD OGNI DATABASE ANAGRAFICO, OGNI ARCHIVIO DI POLIZIA, POSSO CAPTARE SEGNALI DI STRESS E SONO IN GRADO DI CAPIRE SE E QUANDO UNA PERSONA STA MENTENDO SEMPLICEMENTE LEGGENDONE L’ESPRESSIONE FACCIALE”. Faith si sentì sollevata ascoltando quelle parole; la macchina non solo l’avrebbe aiutata ma l’avrebbe condotta per i cieli del futuro. Cosa poteva chiedere di più ad un sogno?
“Scusami Lancy, adesso mi fai salire o devo aspettare qui a terra per molto?”, l’auto rombò, si levò ancora di qualche centimetro e come per magia una portiera si materializzò dal nulla, aprendosi ad ala di gabbiano.
La ragazza esultando come una bambina, si avvicinò al veicolo; istantaneamente due scalini fluttuanti le vennero in soccorso “Grazie Lancy!”. L’auto ridacchiò con la sua voce robotica “DOVERE. ORA SIEDITI AI COMANDI E GODITI IL TOUR”. Faith era totalmente in brodo di giuggiole. Gli interni di quel mezzo futuristico erano oltre ogni immaginazione; i sedili in morbida pelle beige erano comodi cuscini, la plancia interamente digitale mandava un pallido e rilassante riverbero azzurrognolo. Tutto era studiato nei minimi dettagli per garantire al guidatore ed ai passeggeri il massimo del comfort e della sicurezza. “Lancy”, “Sbaglio o non ci sono i comandi qui?”, “ESATTAMENTE. I COMANDI SONO STATI DISATTIVATI PER LA TUA SICUREZZA. IL METODO DI VIAGGIO ATTUALE E’ MOLTO DIVERSO DA QUELLO CHE CONOSCI TU. NON VOGLIO METTERTI IN SITUAZIONI DI PERICOLO”, Faith mise il broncio per pochi istanti e con un sospiro di delusione si appoggiò allo schienale; in un lampo una cintura automatica la assicurò al sedile. “Ehi!” protestò lei, ma la macchina la interruppe “TIENITI FORTE RAGAZZINA, SI PARTE!”.
Una spinta propulsiva verso l’alto fece sussultare la ragazza e in un attimo si trovarono a diverse centinaia di metri dal suolo. “Cristo Santo!MA SEI TRASPARENTE!”, Lance gorgogliò lusingato “OVVIAMENTE SI. E’ UNO DEI MIEI OPTIONAL PIU’ RICHIESTI. SONO TOTALMENTE PANORAMICO. FAVORISCO UNA MIGLIORE VISIBILITA’ NON TROVI?”. Faith rispose con vece un po’ incerta “C-certo, solo che io soffro un po’ di vertigini, sai^!”. “OH, SCUSAMI TANTO. RIMEDIO SUBITO” immediatamente le pareti dell’auto tornarono visibili, solo i finestrini - un po’ più grandi di quelli ai quali era abituata Faith - ed il tettuccio rimasero trasparenti. “COSI’ VA MEGLIO, I TUOI LIVELLI DI ADRENALINA STANNO TORNANDO A PARAMETRI NORMALI. BENE, DOVE VUOI ANDARE?HAI IDEE SULL’ITINERARIO?”, Faith rimuginò per un attimo e poi chiese quasi sussurrando “Puoi farmi vedere cosa c’è fuori?Puoi volare fuori dall’atmosfera?”, “CERTAMENTE” rispose Lance “DAMMI QUALCHE SECONDO PER PREPARARMI”.
Attorno a lei il mondo era totalmente cambiato; un’intricata foresta di altissimi palazzi di cristallo si estendeva a perdita d’occhio, altre auto volanti si muovevano nel cielo notturno con tranquillità. Il tetto trasparente le permetteva di guardare in alto, dove altri mezzi circolavano indisturbati. Grossi camion levitanti correvano al fianco di lunghi treni turistici.
Faith si sentì improvvisamente disorientata. “TIENI. PRENDI QUESTO. ERA DEL MIO VECCHIO PROPRIETARIO. SI CHIAMA ANTI-STRESS. SERVE A CALMARSI”, Lance aprì il suo vano portaoggetti dove una piccola palla morbida e rosa era pronta per essere usata. “Beh, questo futuro non è poi così diverso dal mio presente”, pensò lei sollevata stringendo quel piccolo, confortante oggetto; poi si rese conto di cosa aveva appena detto l’auto “Vecchio proprietario?Lance, che stupida sono stata!Tu sarai sicuramente di qualcuno e devi assolutamente tornare a casa”, la macchina rispose malinconica “NON HO UNA CASA. IL MIO PROPRIETARIO NON E’ PIU’ TORNATO. UN GIORNO MI HA LASCIATO IN QUEL VICOLO DOVE MI HAI CONOSCIUTO E DA ALLORA NON L’HO PIU’ RIVISTO”, la ragazza si scusò e dopo qualche minuto di silenzio imbarazzato i due tornarono a chiaccherare serenamente.
“PERFETTO STIAMO PER USCIRE DALL’ATMOSFERA. STAI ATTENTA E REGGITI BENE ALLE MANIGLIE”, Faith non se lo fece ripetere due volte. Serrò le dita attorno ai maniglioni dell’auto, chiuse gli occhi e ascoltò il suo nuovo amico contare alla rovescia “..TRE, DUE, UNO, GO”. Lance, novizia navicella tremò, ruggì e in un lampo come una stella cadente al contrario uscì dall’atmosfera del pianeta.
Quello che Faith vide pochi istanti dopo le mozzò il fiato. La Luna, le stelle, la Terra in lontananza. La Terra in lontananza?Guardò verso il basso frastornata. Dove avrebbe dovuto esserci il suo bel pianeta azzurro c’era in effetti un pianetino, anzi due; no erano tre, cinque, nove minuscoli pianetini sospesi nello spazio cosmico.
“Lance, mi vuoi spiegare cosa vuol dire tutto questo?”, disse indicando con il braccio teso in direzione di quei fac-simile terrestri. “ECCO VEDI, QUALCHE CENTINAIO DI ANNI FA LA TERRA VERSAVA IN CONDIZIONI TERRIBILI. LA SPORCIZIA OCCUPAVA GRAN PARTE DEI CORSI D’ACQUA INQUINANDO LE FALDE E I MARI. TUTTO STAVA MORENDO E PER SALVARE IL SALVABILE, I POTENTI DELLE NAZIONI DECISERO DI CREARE DELLE COLONIE ORBITANTI MENTRE LA TERRA VENIVA RIPULITA”.
Faith non riusciva a chiudere la bocca per lo stupore “Da quanto tempo?” chiese semplicemente. “QUATTROCENTO ANNI”.
Decisero assieme di avvicinarsi al pianeta natale della ragazza. L’umore di Faith aveva subito un crollo. Quel futuro che le era sembrato così meraviglioso l’aveva delusa profondamente.
“Lancy, riusciresti ad avvicinarti ancora un po’?Siamo sopra l’Europa; io vengo da lì. Quella era casa mia. Quella è casa mia”.
La navicella la accontentò planando delicatamente secondo le sue indicazioni, fermandosi esattemente sopra il paese della giovane. Gli azzurri oceani, le foreste verdeggianti. Grosse nuvole correvano con il vento. “Come abbiamo potuto rovinare il nostro mondo tanto da dovercene andare?”
Faith non si rese conto della piccola leva di sicurezza posta accanto al suo sedile, non si accorse che stava forzando da troppo tempo la cintura di sicurezza per vedere meglio. Non poteva sapere che l’auto avrebbe riconosciuto quel movimento come tentativo di mettersi in sicurezza. Tutto durò quanto un battito d’ali; il quadro comandi lampeggiò di rosso, Lance urlò. Il comando di espulsione era stato attivato senza che Faith avesse le necessarie protezioni per affrontare lo spazio cosmico; l’aria le mancò da subito. In un lampo fu il buio.
“LANCE!” Faith si svegliò urlando sul comodo sedile della sua Lancia Y; che diamine era successo?Il futuro, i palazzi, lo spazio. Dov’era Lancy?Si guardò attorno. Era ancora giorno, il sole splendeva e dal finestrino abbassato entrava una squisita brezzolina primaverile.
La ragazza scese dall’auto in preda a forti vertigini; era nello spiazzo erboso dove si era fermata a contemplare il fiume quella mattina. Forse la stanchezza le aveva giocato un brutto scherzo e l’aveva fatta addormentare in quel momento.
Quindi non era mai caduta in acqua, non aveva mai viaggiato nel tempo e non aveva mai conosciuto una macchina parlante. Un po’ delusa ma felice di essere ancora viva, la ragazza si abbracciò e con un ultimo sguardo al fiume rientrò in auto. Le si gelò il sangue nelle vene.
Eccola lì che la fissava dritta negli occhi;sul sedile del passeggerò una piccola, morbida palla rosa.
Il cielo terso e il primo tepore primaverile le suggerivano un’unica meta: il fiume.
Da sempre dinamica e con una naturale predisposizione all’avventura, la ragazza era cresciuta in mezzo ai boschi, tra ortiche e spine di rovo, acquitrini e sanguisughe; una vera e propria Indiana Jones al femminile!
Giunta alla soglia dei trent’anni però Faith iniziò a rendersi conto di non poter più vestire gli abiti dell’impavida esploratrice e pertanto cominciò a rivedere le sue priorità; un lavoro stabile, una relazione duratura ed un’auto nuova le davano la tranqullità che le era sempre mancata; nonostante ciò il suo spirito rimaneva quello ribelle di sempre e quella particolare mattina non avendo voglia di starsene a casa a poltrire, dopo una settimana di intenso lavoro, decise di indossare dei jeans e un comodo maglione per partire alla volta di una piccola avventura fuori porta.
Si vestì in fretta e furia, si lavò il viso e dandosi una ravvivata ai lunghi capelli castani, prese le chiavi dell’auto e uscì di casa.
La luce le fece strizzare un po’ gli occhi scuri; poi la vide e un sorriso le increspò le labbra.
Una settimana di vita, blu cobalto, interni neri e cerchi in lega da 15”. Un vero e proprio gioiellino di stile e di meccanica. Con i suoi 95cv di potenza la nuova Lancia Y era il giusto compromesso per chi non voleva rinunciare nè ad una guida grintosa nè tantomeno all’eleganza.
Ancora compiaciuta Faith entrò in macchina, infilò le chiavi nel quadro e mise in moto.
Non ci mise molto ad uscire dalla città e dopo pochi km guardò il paesaggio cambiare poco a poco; le fabbriche facevano spazio agli alberi, i grandi palazzi sparivano in favore di grandi cascinali diroccati; con il finestrino abbassato e la musica così alta da riuscire a coprire i propri pensieri la ragazza raggiunse la sua meta. Oltre la piazzola erbosa davanti a sè eccolo il fiume, maestoso ed irruento come il suo spirito.
Successe tutto in una frazione di secondo.
Volendo parcheggiare sulla riva del corso d’acqua, Faith si avvicinò troppo ai suoi argini frastagliati ed il terreno, scosceso e friabile non riuscì a sostenere il peso dell’auto.
La giovane non ebbe quasi il tempo di rendersi conto di quello che stava succedendo; L’auto venne risucchiata in un vortice scuro e la cintura di sicurezza bloccata le impedì di liberarsi; l’acqua entrò violenta all’interno dell’abitacolo, la corrente fece il resto. Dopo pochi istanti ogni traccia del passaggio di Faith era stato cancellato.
Quando riaprì gli occhi, era sdraiata sull’erba. Il colore del cielo volgeva al rosso, segno che la giornata stava ormai per finire; ancora intontita tentò di alzarsi da terra, rotolò su un fianco, si mise in ginocchio e si tastò per verificare se avesse riportato eventuali lesioni. Apparte un forte mal di testa la ragazza era praticamente illesa, nessun livido, nessuna escoriazione, nemmeno l’ombra di una piccola sbucciatura.
Eppure qualcosa doveva essere successo, ne era certa. Stava forse impazzendo?
Con molta cautela si alzò in piedi, si spolverò i jeans dalla terra e alzò lo sguardo rimanendo di sasso. Dove prima il fiume scorreva impetuoso, ora sorgevano argini di cemento a contenere la portata dell’acqua; enormi palazzi scintillanti mostravano con arroganza la loro grandezza a poche centinaia di metri da lei. Sbigottita si guardò attorno con una lieve sensazione di nausea; dove diavolo era?Pochi istanti prima stava annaspando tra i flutti ed ora non solo non era annegata ma si trovava chissà dove in mezzo ad una città sconosciuta. Faith decise che stare ferma ad aspettare non le sarebbe stato di grande aiuto e così, con l’intenzione di andarsene si avvicinò all’auto. Con i sedili impregnati di acqua maleodorante, il fango che colava dalle maniglie e la batteria completamente scarica, la piccola Y non era certo adatta a quel viaggio.
“Benissimo”, si disse Faith, “mi toccherà andare a piedi!”, e con un’espressione truce sul viso si legò in vita il maglione, diede un’ultima malinconica occhiata al suo mezzo disastrato e si mise in marcia.
Ci vollero circa un paio di ore perchè la ragazza arrivasse in città e durante il tragitto ebbe sufficiente tempo per notare dettagli curiosi che presto si trasformarono in vere e proprie stranezze.
Lustre e ordinate, le strade erano completamente deserte; nessun segno di frenata, nessuna buca. Nemmeno una carta di caramella per terra. Le strade erano talmente perfette da sembrare inutilizzate da anni. Ma non fu questo che disturbò Faith; quello che la turbò fu vedere scorazzare per il cielo un aggeggio stranamente somigliante ad un’auto. Ovviamente l’episodio fu archiviato immediatamente e classificato come banale svista “Non ci pensare, non ci pensare” si disse la ragazza, “Sarà la stanchezza”; e con la testa che le pulsava violentemente non si accorse di essere arrivata davanti ad un cartello stradale. Il nome che lesse le fece sgranare gli occhi per la sorpresa, “Rutufe City”; la città dove Faith era nata e cresciuta.
Sempre più incredula la ragazza iniziò ad esplorare le strade della sua -forse- città. Non ricordava di aver mai visto nulla del genere, e tutto era talmente realistico che le ipotesi che formulò furono due.
La prima: stava sognando. Si era addormentata - non sapeva quando e non sapeva dove - ma tutto quello che stava vivendo era un delirio onirico. Leggeva troppi libri di fantascienza ed ecco spiegato il mistero; d’altro canto si sa che il cervello è una macchina strana. No?
Ipotesi numero due: era morta stecchita e quello era l’inferno.
Ma Faith apparte una forte emicrania si sentiva in forma, non le sembrava certo di avere le sembianza di una persona trapassata. Niente ali, niente vesti bianche.
No, indubbiamente un sogno.
Mentre sovrappensiero girovagava tra gli enormi palazzi con aria estasiata, ci mancò poco che non cadesse rovinosamente per terra. Era andata a sbattere contro qualcosa di duro, probabimente un sasso; ma cosa ci faceva un sasso così grosso in mezzo al suo sogno?
La ragazza ci girò attorno attonita. Il sasso non toccava per terra, era liscio e la superficie era totalmente riflettente. Praticamente uno specchio a sfera. Facendo più attenzione Faith si accorse che quello strano oggetto aveva una forma irregolare, a goccia allungata. Lo scrutò sempre più meticolosamente fino a che non le sembrò di intravedere qualcosa al suo interno. Spinta dall’eccitazione, con molta cautela appoggiò una mano sulla superficie fredda, avvicinò il viso e..”ALLONTARSI PER CORTESIA”, la giovane rischiò di avere una attacco di cuore per lo spavento. “Ehm, mi scusi!Non volevo disturbare!Mi sono persa e sto cercando aiuto. Potrebbe darmi una mano da lì dentro?”, si sentì un lieve ronzio e poi ancora “PREGO, POSIZIONARSI FRONTALMENTE AL VEICOLO PER RICONOSCIMENTO”, la voce automatica stroncò le speranze della giovane. Quella cosa era una specie di automa; non poteva di certo aiutarla. “PREGO, POSIZIONARSI FRONTALMENTE AL VEICOLO PER RICONOSCIMENTO”, ripetè l’infernale aggeggio. “Va bene, va bene..tanto è solo un sogno. Cosa vuoi che mi succeda..ehm..mi scusi, non capisco dove devo mettermi, qual è il davanti e qual è il dietro?”, l’ex sasso diede un sussulto e ribattè piccato “NON HAI MAI VISTO UN’AUTO RAGAZZA?DAVVERO VUOI CHE TI SPIEGHI COME TROVARE I MIEI FARI?MA DOVE PENSI DI VIVERE, NEL 2000?”, Faith strabuzzò i suoi grandi occhi. “Scusa, come dici?Sono un po’ confusa. In che anno dovremmo essere?”, con tono impaziente l’auto sospesa da terra esclamò “DATA DI OGGI, 14 APRILE 2898 - PRESSIONE ATMOSFERICA STABILE. GRADI CENTIGRADI RILEVATI 18°. TASSO DI UMIDITA’ 27%”. “Oh mio Dio”, esclamò incredula Faith, “Sono nel futuro!”
In men che non si dica la ragazza iniziò a raccontare a Lance - questo era il nome dell’auto - della sua disavventura, di come era arrivata al fiume, della paura provata una volta sprofondata nell’acqua, dello stupore nel rendersi conto di essere ancora viva e della sua convinzione che tutto quello che stava vivendo facesse solo parte di un sogno molto realistico. Lance ascoltava, sussultava e ogni tanto emetteva dei brontolii di incoraggiamento. Una volta finita la storia, Faith , con gli occhi scintillanti se ne fregò della veridicità di quel viaggio e senza pudore chiese al mezzo volante di poter fare un giro per il cielo della città. “CERTAMENTE, MA PRIMA DEVO CONTROLLARE QUALCHE PICCOLA INFORMAZIONE. PREGO, VIENI QUI DAVANTI”, l’auto si sollevò di qualche decina di centimetri da terra; la superficie del suo corpo si increspò diventando liquida; dal lato più bombato due occhi gialli si aprirono illuminando l’area circostante. “ECCO, SONO PRONTO. PREGO, POSIZIONATI DI FRONTE A ME”. Faith eseguì l’ordine un po’ titubante; gli occhi di Lance indugiarono sulla figura di lei per qualche minuto, mettendola così in soggezione da farla arrossire.
“SEI PULITA E DICI IL VERO. HO CONSULTATO LA TUA ANAGRAFICA E RISULTI ESSERE STATA IN VITA TRA IL 1988 E IL 2121. NON CAPISCO COME TU ABBIA FATTO A GIUNGERE FINO A QUI MA LA MIA RICERCA HA UN MARGINE DI ERRORE IRRILEVANTE CHE TENDE ALLO ZERO”, Lance continuò più gentilmente “SE POSSO FARE QUALCOSA, STAI PUR CERTA CHE LA FARO’. MI SPIACE PER QUESTI CONTROLLI MA IL MIO NUOVO ANTIFURTO LO PREVEDE COME SISTEMA DI SICUREZZA. SONO IN GRADO DI ACCEDERE AD OGNI DATABASE ANAGRAFICO, OGNI ARCHIVIO DI POLIZIA, POSSO CAPTARE SEGNALI DI STRESS E SONO IN GRADO DI CAPIRE SE E QUANDO UNA PERSONA STA MENTENDO SEMPLICEMENTE LEGGENDONE L’ESPRESSIONE FACCIALE”. Faith si sentì sollevata ascoltando quelle parole; la macchina non solo l’avrebbe aiutata ma l’avrebbe condotta per i cieli del futuro. Cosa poteva chiedere di più ad un sogno?
“Scusami Lancy, adesso mi fai salire o devo aspettare qui a terra per molto?”, l’auto rombò, si levò ancora di qualche centimetro e come per magia una portiera si materializzò dal nulla, aprendosi ad ala di gabbiano.
La ragazza esultando come una bambina, si avvicinò al veicolo; istantaneamente due scalini fluttuanti le vennero in soccorso “Grazie Lancy!”. L’auto ridacchiò con la sua voce robotica “DOVERE. ORA SIEDITI AI COMANDI E GODITI IL TOUR”. Faith era totalmente in brodo di giuggiole. Gli interni di quel mezzo futuristico erano oltre ogni immaginazione; i sedili in morbida pelle beige erano comodi cuscini, la plancia interamente digitale mandava un pallido e rilassante riverbero azzurrognolo. Tutto era studiato nei minimi dettagli per garantire al guidatore ed ai passeggeri il massimo del comfort e della sicurezza. “Lancy”, “Sbaglio o non ci sono i comandi qui?”, “ESATTAMENTE. I COMANDI SONO STATI DISATTIVATI PER LA TUA SICUREZZA. IL METODO DI VIAGGIO ATTUALE E’ MOLTO DIVERSO DA QUELLO CHE CONOSCI TU. NON VOGLIO METTERTI IN SITUAZIONI DI PERICOLO”, Faith mise il broncio per pochi istanti e con un sospiro di delusione si appoggiò allo schienale; in un lampo una cintura automatica la assicurò al sedile. “Ehi!” protestò lei, ma la macchina la interruppe “TIENITI FORTE RAGAZZINA, SI PARTE!”.
Una spinta propulsiva verso l’alto fece sussultare la ragazza e in un attimo si trovarono a diverse centinaia di metri dal suolo. “Cristo Santo!MA SEI TRASPARENTE!”, Lance gorgogliò lusingato “OVVIAMENTE SI. E’ UNO DEI MIEI OPTIONAL PIU’ RICHIESTI. SONO TOTALMENTE PANORAMICO. FAVORISCO UNA MIGLIORE VISIBILITA’ NON TROVI?”. Faith rispose con vece un po’ incerta “C-certo, solo che io soffro un po’ di vertigini, sai^!”. “OH, SCUSAMI TANTO. RIMEDIO SUBITO” immediatamente le pareti dell’auto tornarono visibili, solo i finestrini - un po’ più grandi di quelli ai quali era abituata Faith - ed il tettuccio rimasero trasparenti. “COSI’ VA MEGLIO, I TUOI LIVELLI DI ADRENALINA STANNO TORNANDO A PARAMETRI NORMALI. BENE, DOVE VUOI ANDARE?HAI IDEE SULL’ITINERARIO?”, Faith rimuginò per un attimo e poi chiese quasi sussurrando “Puoi farmi vedere cosa c’è fuori?Puoi volare fuori dall’atmosfera?”, “CERTAMENTE” rispose Lance “DAMMI QUALCHE SECONDO PER PREPARARMI”.
Attorno a lei il mondo era totalmente cambiato; un’intricata foresta di altissimi palazzi di cristallo si estendeva a perdita d’occhio, altre auto volanti si muovevano nel cielo notturno con tranquillità. Il tetto trasparente le permetteva di guardare in alto, dove altri mezzi circolavano indisturbati. Grossi camion levitanti correvano al fianco di lunghi treni turistici.
Faith si sentì improvvisamente disorientata. “TIENI. PRENDI QUESTO. ERA DEL MIO VECCHIO PROPRIETARIO. SI CHIAMA ANTI-STRESS. SERVE A CALMARSI”, Lance aprì il suo vano portaoggetti dove una piccola palla morbida e rosa era pronta per essere usata. “Beh, questo futuro non è poi così diverso dal mio presente”, pensò lei sollevata stringendo quel piccolo, confortante oggetto; poi si rese conto di cosa aveva appena detto l’auto “Vecchio proprietario?Lance, che stupida sono stata!Tu sarai sicuramente di qualcuno e devi assolutamente tornare a casa”, la macchina rispose malinconica “NON HO UNA CASA. IL MIO PROPRIETARIO NON E’ PIU’ TORNATO. UN GIORNO MI HA LASCIATO IN QUEL VICOLO DOVE MI HAI CONOSCIUTO E DA ALLORA NON L’HO PIU’ RIVISTO”, la ragazza si scusò e dopo qualche minuto di silenzio imbarazzato i due tornarono a chiaccherare serenamente.
“PERFETTO STIAMO PER USCIRE DALL’ATMOSFERA. STAI ATTENTA E REGGITI BENE ALLE MANIGLIE”, Faith non se lo fece ripetere due volte. Serrò le dita attorno ai maniglioni dell’auto, chiuse gli occhi e ascoltò il suo nuovo amico contare alla rovescia “..TRE, DUE, UNO, GO”. Lance, novizia navicella tremò, ruggì e in un lampo come una stella cadente al contrario uscì dall’atmosfera del pianeta.
Quello che Faith vide pochi istanti dopo le mozzò il fiato. La Luna, le stelle, la Terra in lontananza. La Terra in lontananza?Guardò verso il basso frastornata. Dove avrebbe dovuto esserci il suo bel pianeta azzurro c’era in effetti un pianetino, anzi due; no erano tre, cinque, nove minuscoli pianetini sospesi nello spazio cosmico.
“Lance, mi vuoi spiegare cosa vuol dire tutto questo?”, disse indicando con il braccio teso in direzione di quei fac-simile terrestri. “ECCO VEDI, QUALCHE CENTINAIO DI ANNI FA LA TERRA VERSAVA IN CONDIZIONI TERRIBILI. LA SPORCIZIA OCCUPAVA GRAN PARTE DEI CORSI D’ACQUA INQUINANDO LE FALDE E I MARI. TUTTO STAVA MORENDO E PER SALVARE IL SALVABILE, I POTENTI DELLE NAZIONI DECISERO DI CREARE DELLE COLONIE ORBITANTI MENTRE LA TERRA VENIVA RIPULITA”.
Faith non riusciva a chiudere la bocca per lo stupore “Da quanto tempo?” chiese semplicemente. “QUATTROCENTO ANNI”.
Decisero assieme di avvicinarsi al pianeta natale della ragazza. L’umore di Faith aveva subito un crollo. Quel futuro che le era sembrato così meraviglioso l’aveva delusa profondamente.
“Lancy, riusciresti ad avvicinarti ancora un po’?Siamo sopra l’Europa; io vengo da lì. Quella era casa mia. Quella è casa mia”.
La navicella la accontentò planando delicatamente secondo le sue indicazioni, fermandosi esattemente sopra il paese della giovane. Gli azzurri oceani, le foreste verdeggianti. Grosse nuvole correvano con il vento. “Come abbiamo potuto rovinare il nostro mondo tanto da dovercene andare?”
Faith non si rese conto della piccola leva di sicurezza posta accanto al suo sedile, non si accorse che stava forzando da troppo tempo la cintura di sicurezza per vedere meglio. Non poteva sapere che l’auto avrebbe riconosciuto quel movimento come tentativo di mettersi in sicurezza. Tutto durò quanto un battito d’ali; il quadro comandi lampeggiò di rosso, Lance urlò. Il comando di espulsione era stato attivato senza che Faith avesse le necessarie protezioni per affrontare lo spazio cosmico; l’aria le mancò da subito. In un lampo fu il buio.
“LANCE!” Faith si svegliò urlando sul comodo sedile della sua Lancia Y; che diamine era successo?Il futuro, i palazzi, lo spazio. Dov’era Lancy?Si guardò attorno. Era ancora giorno, il sole splendeva e dal finestrino abbassato entrava una squisita brezzolina primaverile.
La ragazza scese dall’auto in preda a forti vertigini; era nello spiazzo erboso dove si era fermata a contemplare il fiume quella mattina. Forse la stanchezza le aveva giocato un brutto scherzo e l’aveva fatta addormentare in quel momento.
Quindi non era mai caduta in acqua, non aveva mai viaggiato nel tempo e non aveva mai conosciuto una macchina parlante. Un po’ delusa ma felice di essere ancora viva, la ragazza si abbracciò e con un ultimo sguardo al fiume rientrò in auto. Le si gelò il sangue nelle vene.
Eccola lì che la fissava dritta negli occhi;sul sedile del passeggerò una piccola, morbida palla rosa.